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Immaginiamo il paesaggio con gli antichi agrumeti

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Storia degli agrumeti di Grottammare



La posizione e il clima mite delle Marche meridionali favoriscono la coltivazione degli agrumi.

 

San Benedetto del Tronto, Le Grotte a Mare (Grottammare), Marano (attuale Cupra Marittima), Torre di Palme, Porto di Fermo (Porto San Giorgio) erano i luoghi in cui sembra che già nel XII e XIII sec queste colture fossero fiorenti. Si presume che l’arancio sia stato portato in epoche remote da marinai siciliani.

 

Dal XIV sec al XVI sec la coltura degli agrumi, e dell’arancio in particolare, era così abbondante che garantiva un redditizio commercio. Le specie più diffuse erano le arance amare, le arance dolci, numerose varietà di limoni, i cedri e i bergamotti. Gli agrumeti venivano chiamati giardini. Le piante di agrumi si coltivano a "pieno campo" o in giardini privati.  Gli agrumeti insieme alle coltivazioni di ulivi, viti e mandorli rendevano il paesaggio di Grottammare molto particolare.

 

Nel 1400 Flavio Biondo scriveva che " dopo Sorrento e Galatea, questa è la più dilettevole spiaggia di aranci, di viti, di olivi e di altri bellissimi fruttiferi alberi". Nel 1500 Leonardo Alberti scriveva ancora " Il litorale appariva molto dilettevole perché ornato di belle vigne e fruttiferi alberi e massimamente di aranci e d' ulivi che è cosa molto vaga a vedersi.."

 

Per proteggere le piante dalla bora si costruivano muri di mattoni, sassi e arenaria oppure si piantavano siepi frangivento, per lo più d'alloro. In questi giardini c’erano delle vasche per la raccolta d’acqua, erano le peschiere. I contratti di lavoro tra i proprietari degli agrumeti e i coltivatori di questo periodo prevedevano  che la produzione finale venisse divisa in terzi: due terzi per il proprietario e un terzo per il lavoratore, "il buon giardiniero", che aveva il compito di custodire e ben utilizzare la cisterna d'acqua, talvolta di costruirne una nuova, di riparare i parapetti e i muretti che sono ancora presenti nel territorio di Grottammare.

 


In questi luoghi c'erano molte strutture commerciali: piccoli scali marittimi, magazzeni per lo stoccaggio hospitia portuali,   locande. Il commercio era un'attività che si svolgeva senza interruzione, quasi sempre per mare.

 

Le destinazioni dei commerci marittimi erano lo Stato Pontificio, Chioggia, Venezia e i porti della Dalmazia.

 

Si commerciavano prevalentemente  agrumi, olio e grano, poi sapone, pesce salato, lino, vino, pollame, legname, gioielli ed altro.

Gli agrumi venivano utilizzati per scopi alimentari, medici e cosmetici.

Papa Sisto V, nativo del luogo, favorì la coltivazione degli agrumi  regalando a Grottammare moltissimi esemplari che aveva ricevuto in dono.

Il vescovo Bartolomeo Bacher ebbe massima cura di queste piantagioni e fece costruire un bellissimo giardino a gradoni che ancora esiste, è un giardino di proprietà privata.


 

Le arance  avevano un alto costo, quindi erano un alimento per ricchi, venivano vendute "a numero". Gli incassi si utilizzavano per mantenere il circuito commerciale..

L'attività commerciale iniziava a Novembre e si protraeva fino ad Aprile inoltrato. La raccolta si faceva in modo scaglionato per non intasare i mercati e perché i frutti sugli alberi si conservavano meglio. Il commercio avveniva attraverso atti notarili:

si stipulavano contratti tra commercianti/mercanti e proprietari.

L'intera raccolta di agrumi per lo più era a carico del commerciante che provvedeva al trasporto, quasi tutto via mare, ed al collocamento sul mercato, “sulle piazze”come si diceva.  Gli agrumi si conservavano mettendoli in casse ricoperti da sabbia

Il proprietario del fondo era sollevato da ogni possibile perdita per la cattiva conservazione dei frutti, per le intemperie e per il gelo, per possibili naufragi, per i furti.  Nel tempo questo rapporto prevedette una condivisione dei rischi.

 

Le arance , essendo un prodotto così pregiato, erano protette da leggi particolari.

Nello Statuto di Fermo del 1589, contenente leggi che tutti i "Castelli" che sottostavano a Fermo, compresi i "riveriae maris" (tra cui Grottammare) dovevano rispettare,  nel libro V dedicato ai "danni dati",nella Rubrica 39^ che si occupa "De pena damnum dantis in malis arancijs" , si leggono le pene previste a chi arreca danni agli agrumeti. Una di queste pene previste era quella di ...nudus per Civitatem debeat fustigari.

Sembra fosse grande   la preoccupazione di salvaguardare in queste località delle Marche meridionali gli agrumeti presenti e i loro frutti.

 

Il notevole valore della merce richiedeva un grande disponibilità di soldi da parte del mercante. Infatti i mercanti che svolgevano la loro attività a Grottammare, prevalentemente appartenevano a  ricche famiglie di Fermo.

Le vendite impegnavano dai 60 ai 100 fiorini ( “i 64 baiocchi spesi nel 1563 da Vincenzo Piernicola per comprare 23.000 arance sarebbero bastati a sfamare una bocca per un anno intero”). Capitava spesso che si superassero anche queste cifre.

Il mercante oltre che  essere una persona ricca, doveva essere esperta di colture agrumicole e conoscere bene le realtà del centro e dell'alto Adriatico.

Spesso i commercianti erano anche proprietari di barche oltreché delle strutture commerciali (magazzini, locande ecc).

 

Dal XIX secolo la produzione cominciò nettamente a diminuire

I fattori che determinarono la decadenza nel corso del tempo di tale coltivazione va ricercata nelle leggi di mercato, nel passaggio e nelle soste nell' '800 degli eserciti, nella costruzione  della ferrovia avvenuta dopo l'Unità d'Italia che collegava il nord con il sud e favoriva il trasporto degli agrumi prodotti nell'Italia meridionale ed in Sicilia, in alcune emergenze meteorologiche per esempio il nevone del 1929, e successivamente la neve dell'inverno 1956-57 che  distrusse la maggior parte delle piante rimaste. Non bastarono i fuochi che si accendevano vicino alle piante per mitigare il freddo.

 

 A Grottammare l'arancio si utilizzava, oltre che per i comuni scopi, per la confezione di acque medicamentose . Questo ha spinto due imprenditori locali, a fine '800 a produrre "Acqua d'Arancio", reclamizzata come "antica Specialità di Grottammare", un prodotto...ottenuto da accurata distillazione dalle due Rinomate Fabbriche locali.

 


Nel 1966 a Grottammare era ancora presente una ventina di agrumeti, numero nettamente minore rispetto al passato e il commercio avveniva localmente. Nel dopoguerra si preferiva usare parte della terra a disposizione per i cosiddetti "orti di guerra" che producevano prodotti alimentari per soddisfare i bisogni di cibo delle famiglie del posto.

 

Attualmente l’arancio è una pianta che prevalentemente si utilizza nell' abbellimento degli arredi urbani, nella realizzazione del verde pubblico,  come pianta da giardino privato. Nelle campagne ci sono di tanto in tanto dei piccoli agrumeti che si notano nel periodo in cui maturano i frutti.

 

Questa coltura degli agrumi  ha caratterizzato la storia di Grottammare e le abitudini alimentari Locali:  le arance ed i limoni sono alimenti che ricorrono in tutti i piatti tradizionali.

 

Fonti di informazioni:

 - "Economie locali dei centri minori delle Marche meridionali dalla fine del XIV sec al XVI sec." L'importanza degli agrumi e in particolare delle arance a Grottammare,

di Olimpia Gobbi in Proposte e ricerche

 

-"Gli agrumi... e le barche del Piceno meridionale".

 di G. Cavezzi, pubblicato in Cimbas, rivista sulla cultura della civiltà marinara

 

-La coltivazione degli agrumi nelle Marche Meridionali,

articolo di S. Zavatti del 1966

 

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